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Libros antiguos y modernos

Giovanni Morabito, Irene Castelli

Il misuratore di icone. Tecnologie e progetto

Quodlibet, 2024

20,90 € 22,00 €

Quodlibet

(Macerata, Italia)

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Detalles

Año de publicación
2024
ISBN
9788822921918
Autor
Giovanni Morabito
Páginas
256
Serial
Quodlibet studio. Città e paesaggio. Saggi
Editores
Quodlibet
Formato
211×142×28
Curador
Irene Castelli
Materia
Morabito, Giovanni, Singoli architetti e studi di architettura, Architettura: progettazione e design, Teoria dell’architettura
Conservación
Nuevo
Idiomas
Italiano
Encuadernación
Tapa blanda
Condiciones
Nuevo

Descripción

Attraverso una serie di scritti e di progetti di Giovanni Morabito, il volume si propone di illustrare e ricostruire il lungo percorso culturale dell’autore, iniziato in sodalizio con Costantino Dardi, che definendolo «misuratore di icone» ha condotto con lui una serie di sperimentazioni progettuali sulla relazione tra forma e tecnica e sulle configurazioni primarie, come nel caso del cubo realizzato per la stazione di servizio Agip a Venezia-Mestre nel 1971. La prima parte del libro raccoglie i principali scritti di Morabito sui rapporti fra tecnica e architettura e tra forma e struttura, rivolti sugli aspetti tipologici, morfologici e tecnologici della disciplina; mentre la seconda parte presenta una rassegna di progetti per temi di carattere architettonico, strutturale, di recupero e di restauro che testimoniano il costante esercizio di verifica della dimensione fisica della figura, legittimata tra misurazione e matericità. Gli allievi Spartaco Paris e Roberto Bianchi rimarcano la duplice natura di ingegnere-architetto del loro maestro, figura che al tempo stesso incarna la dimensione scientifica e quella umanistica, il che gli ha permesso di concepire, meglio di altri, il progetto costruttivo come parte di un processo in cui interagiscono il contesto produttivo e l’innovazione tecnologica. In un periodo storico di sempre più marcati confini disciplinari, l’esperienza di Giovanni Morabito è quindi quanto mai preziosa, perché «l’architettura costruita, quella ereditata dal passato, quella in atto e quella che in futuro verrà non può che, nel bene e nel male, fare i conti proprio con la tecnologia».