Libros antiguos y modernos
Pietro Aretino
I RAGIONAMENTI. PREMESSA DI ROBERTO ROVERSI
SAMPIETRO, 1965
8,99 €
Studio Maglione Maria Luisa
(Napoli, Italia)
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Detalles
Descripción
I Ragionamenti è l'opera cui Pietro Aretino deve la sua popolarità. Si tratta di dialoghi osceni fra prostitute. Ricordiamo Il ragionamento della Nanna e dell'Antonia, oppure il Dialogo nel quale la Nanna insegna a la Pippa, etc. E' un'opera che mette in evidenza il desiderio dell'autore di andare contro le leggi formali imposte nella letteratura, dissacrando la morale, anche attraverso un linguaggio che di "aulico" non ha più nulla. Pietro Aretino è stato anche inventore del genere epistolario volgare. Pietro Aretino è stato rivalutato, come autore, dalla critica del Novecento.
Informazioni bibliografiche
Titolo: I ragionamenti
Autore: Pietro Aretino
Editore: Bologna: Sampietro Editore
Collana: Volume 1 di Collana ’70
Anno: 1965
Lunghezza: 277 pagine; 20 cm
Note: Premessa di Roberto Roversi
Compl. del tit. in cop.: un best-seller avanti lettera del realismo moderno
In appendice: L'iperspazio linguistico dell'Aretino / Adriano Spatola
Data ricavata dalla sovraccoperta.
Soggetti: Critica Letteraria, Saggi Letterari, Letteratura Italiana, Rinascimento, Cinquecento, Umanesimo, Sonetti Lussuriosi, Amorosi, Baldassarre Castiglione, Cortigiani, Firenze, Venezia, Jacopo Sansovino, Tiziano, Dubbi Amorosi, Giovanni Dalle Bande Nere, Mantova, Ariosto, Classici, Edizioni vintage, Dubbi amorosi, Letterati italiani, 1500, Cultura, intellettuali rinascimentali,
Cortigiani, Mecenatismo, I Modi o Le 16 posizioni, Erotismo, Pornografia, incisioni erotiche, Marcantonio Raimondi, disegni, Giulio Romano
Dalla premessa: Nato di bassa lega, in una società in cui soltanto i «potenti» valevano (fossero essi principi, regnanti, alti prelati o artisti di genio); subito irretito dall'astio del proprio stato e dalla volontà di progredire e di primeggiare puntando su innegabili «qualità» naturali (che via via si affinavano, rodandosi, nei contrasti della vita e nella rapida ascesa al potere); l’autore di quest’opera «incriminata», relegata frettolosamente fra le cose turpi della nostra letteratura, è tal personaggio che meriterebbe una considerazione maggiore e un esame più attento di quelli che fino a pochi anni fa gli erano riservati. Oggi si può almeno discutere senza scandalo dell’Aretino come di una figura rappresentativa, tipica e anche importante; come di un «grosso» scrittore, a cui per essere grande, davvero grande, mancarono una più riposata attenzione allo svolgersi ed emanciparsi del proprio lavoro e meno interessati pretesti per esibirsi in pubblico, disdegnando misura e studio («ho partorito ogni opera quasi in un dì»; «né di mio si vede mai lettera che passasse un foglio»). Ma era la «brama» a spingerlo, a pungolarlo, con una persistenza amara, cattiva (e per brama intendo una precisa fame di cose e di risultati, di successi mondani pubblicamente largiti); la brama di accumulare e primeggiare, seguendo gli esempi del tempo; costringendolo essa ad un operare rapido, secondo una programmazione di fini e di lucro «mondani» in tutto pari, per intemperanza ed estro, a quelli esercitati ai nostri giorni dai più esperti e tenaci arrampicatori sociali. .