Questo sito usa cookie di analytics per raccogliere dati in forma aggregata e cookie di terze parti per migliorare l'esperienza utente.
Leggi l'Informativa Cookie Policy completa.

Libros antiguos y modernos

Matteo Ricci, F. Mignini, S. Wang

Dieci capitoli di un uomo strano. Testo cinese a fronte

Quodlibet, 2009

41,80 € 44,00 €

Quodlibet

(Macerata, Italia)

Habla con el librero

Formas de Pago

Detalles

Año de publicación
2009
ISBN
9788874622863
Autor
Matteo Ricci
Páginas
CV-544
Serial
Quaderni Quodlibet (38)
Editores
Quodlibet
Curador
F. Mignini, S. Wang
Materia
Etica, Etica e filosofia morale, Tradizioni filosofiche e scuole di pensiero
Conservación
Nuevo
Encuadernación
Tapa dura
Condiciones
Nuevo

Descripción

"Dieci capitoli di un uomo strano" (Pechino 1608) fu l'opera ricciana di maggior successo. Essa costituisce, insieme a "Il vero significato del Signore del cielo" (Pechino 1603), un documento prezioso per l'analisi dei temi e dei problemi affrontati nel primo confronto tra civiltà cristiana europea e mondo cinese. In vari luoghi Ricci presenta questa opera di "etica naturale" con il titolo di "Paradossi"; in essa espone agli interlocutori confuciani dottrine di filosofia morale sul tempo, sul mondo, la morte, il silenzio, la divinazione, la ricchezza, che inizialmente reputava per essi ignote e paradossali. E individua nella filosofia stoica dei classici latini, universalizzante ed eclettica, lo strumento privilegiato della comunicazione con i letterati cinesi. Non poteva tuttavia esporre Seneca e Orazio, Cicerone, Epitteto e Marco Aurelio nell'integrale originalità delle loro dottrine, incompatibili, su questioni fondamentali, con il cristianesimo. Egli dunque li presenta in un grandioso apparato di centinaia di criptocitazioni, costretti nelle tesi della dottrina cristiana che finisce per frapporsi come schermo tra due visioni del mondo singolarmente coincidenti. Tale convergenza riesce tuttavia a rendersi visibile, ed è per questo probabilmente che nel titolo originale cinese la paradossalità, la "stranezza" - che è anche straordinarietà - non è più attribuita alle tesi, ma all'uomo che le espone.