In 12° (17,5x9 cm); 574 pp., 452, (2) pp., 586, (2) pp., 420 pp., 345, (1) pp., 383 pp., 346 pp., 370 pp., 480 pp., 598 pp., 658 pp., 732 pp., 832 pp., 840 pp., 515, (1) pp. Belle legature coeve in mezza-pelle chiara con titolo su fascetta in pelle scura, numero del volume e fregi in oro al dorso. Piatti foderati con bellissima carta coeva a motivi geometrici in giallo e nero. Tagli spruzzati in rosso. Esemplare appartenuto, come da antica firma al frontespizio, a Monsignor Giuseppe Zacchia (originario di Vezzano Ligure) che all'epoca vice-legato pontificio a Ravenna fu poi elevato al ruolo di Cardinale nel 1845 da papa Gregorio XVI (si ricorda di lui anche una repressione anticarbonara e per aver respinto nel 1826 con le armi l'assalto carbonaro a Ripatronsone). Prima edizione italiana (uscita nelle Opere di Condillac in 22 volumi) completa del celebre filosofo, enciclopedista ed economista francese Étienne Bonnot de Condillac (Grenoble, 30 settembre 1715 - Beaugency, 3 agosto 1780). Qualche minima macchiolina di foxing ma nel complesso, opera in ottime condizioni di conservazione ed in bella legatura. Nacque a Grenoble da una famiglia di giuristi, e, come il fratello maggiore, il famoso scrittore politico, abate di Mably, prese l'ordine sacro e divenne abate di Mureau. In entrambi i casi la professione era solo nominale, e l'intera vita di Condillac, con l'eccezione del periodo in cui fu tutore alla corte di Parma, si dedicò ai suoi studi. Le suo opere furono Saggio sull'origine delle conoscenze umane (1746), Trattato sui sistemi (1749), Trattato sulle sensazioni (1754), Trattato sugli animali (1755), un completo Corso di studi (1767-1773) in 13 volumi, scritti per il giovane Duca Ferdinando di Borbone, nipote di Luigi XV, Il commercio e il governo, considerati l'uno relativamente all'altro (1776), e due lavori postumi, la Logica (1781) e l'incompleto Linguaggio dei calcoli (1798). Nei primi giorni a Parigi venne in contatto con la scuola di Diderot. L'amicizia con Rousseau, che durò fino alla morte, può essere dovuta in primo luogo al fatto che Rousseau era stato insegnante privato nella famiglia dello zio di Condillac, M. de Mably, a Lione. Grazie alla sua naturale attenzione e riservatezza, le amicizie di Condillac con i filosofi contemporanei non danneggiarono la sua carriera; egli comprese certamente la scelta della corte francese di mandarlo a Parma per educare il duca orfano, un bambino di sette anni, nel 1758. Nel 1768, dopo il suo ritorno dall'Italia, fu eletto all'Académie française, ma non partecipò alle riunioni dopo la sua elezione. Spese gli ultimi anni ritirandosi a Flux, una piccola proprietà che acquistò vicino a Beaugency, e vi morì il 3 agosto 1780. Condillac fu sia un importante psicologo sia un divulgatore in Francia dei principi di Locke, che fu apprezzato e riconosciuto soprattutto da Voltaire e Brissot . Nell'esporre il suo sensismo empirico, Condillac dimostrò di essere uno dei pensatori migliori del suo periodo e della sua nazione, per lucidità, sintesi, ponderazione. Il suo pensiero, tuttavia, nell'analisi della mente umana, vertice della sua ricerca, mancò di trattare la parte attiva e il lato spirituale dell'esperienza umana. Il suo primo libro, il Saggio sull'origine delle conoscenze umane, rimase fedele al suo maestro inglese. Egli accettò, con qualche modifica, la deduzione di Locke che la nostra conoscenza derivi da due sorgenti, la sensazione e la riflessione, e usò come principio cardine per la dimostrazione di questa tesi l'associazione delle idee. Il suo libro successivo, il Trattato sui sistemi, fu una vigorosa critica a quei moderni sistemi che erano basati su principi astratti o su ipotesi non verificate. La sua polemica, che fu legata allo spirito di Locke, fu diretta contro le idee innate dei cartesiani, dell'occasionalismo di Malebranche, del monadismo di Leibniz e dell'armonia prestabilita e, soprattutto, contro la concezione della sostanza enunciata nella prima parte dell'Etica di Spinoza. Nel trattato "sostiene che il ragionamento consiste nella sostituzione di un'affermazione con un'altra che sia identica; espone la scienza come un linguaggio ben costruito, un'affermazione che nel suo Linguaggio dei calcoli cerca di dimostrare con l'esempio dell'aritmetica. La sua logica ha in effetti buoni e cattivi punti che noi ci potremmo aspettare di trovare in un sensazionista che non conosce la scienza ma la matematica. Egli rigetta l'impianto medievale del sillogismo; ma si preclude dal suo punto di vista dal capire il carattere attivo e spirituale del pensiero; né ha avuto quell'interesse nella scienza naturale e nell'apprezzamento del ragionamento induttivo che fu la base del principale merito di J.S. Mill. È abbastanza evidente che la psicologia anti-spiritualistica di Condillac, con la sua spiegazione del personalità come un aggregato di sensazioni, conduce direttamente all'ateismo e al determinismo. Non c'è, tuttavia, motivo di interrogarsi sulla sincerità con cui ripudiò entrambe le conseguenze. Quello che dice sulla religione è sempre in armonia con la sua professione; e ha rivendicato la libertà di esserlo nella dissertazione che ha poco in comune con il Trattato sulle sensazioni con il quale è collegato. Il comune rimprovero del materialismo dovrebbe certamente non essere fatto contro di lui. Lui ha sempre asserito la sostanziale realtà dell'anima; e nelle parole iniziali del suo Saggio, "Comunque se noi saliamo in paradiso, o se scendiamo all'inferno, noi non usciremo mai da noi stessi - è sempre nostra la possibilità di percepire", noi ritroviamo quel soggettivismo che costituisce l'elemento centrale della filosofia di Berkeley.". Prima edizione italiana in ottime condizioni di conservazione, raro a trovarsi completo.