In-8°, pp. (4), 369, (1), legatura del tempo m. pergamena e angoli con titolo in oro su tassello in pelle rossa al dorso e piatti marmorizzati. Fregi tipografici in xilografia n.t. di A. Cermignani. Piccoli restauri al dorso. Etichetta del tempo della casa editrice Baldini e Castoldi di Milano. Buon esemplare. Prima edizione di questo singolare tentativo di moderno poema in 4 canti in ottave, impresa volutamente anacronistica di recuperare forme metriche e strutture dell'antica lirica italiana. Protagonista del poema è il giovane Boccaccio, di cui è liberamente narrata la biografia. 'L'opera sua maggiore, che doveva dargli la fama e instradarlo definitivamente alle lettere, il poema giocoso in ottave, Boccaccino (Bari 1920). Boccaccino narra la giovinezza di Giovanni Boccaccio a Napoli, da quando lo scrittore del Trecento, ancora fanciullo, aveva dovuto lasciare la casa paterna per contrasti con la matrigna, all'episodio dell'innamoramento per Maria d'Aquino, alla conquista della donna, alla successiva delusione, alla riconquistata fiducia e serenità, dopo gli spasimi quasi tragici del sentimento. Il Balsamo Crivelli volle cogliere in questa fase della vita del Boccaccio qualche analogìa con la propria adolescenza e giovinezza. Fatto sta che nel poema non mancano i toni affettuosi e sentiti (particolarmente ricordati sono i brani del contrasto tra Giovanni e la matrigna e del primo incontro amoroso fra il poeta e Maria d'Aquino); anche se il più delle volte il lettore rimane colpito e sopraffatto dalla monotonia incessante delle ottave, che si snodano l'una dietro l'altra, tutte egregiamente cesellate e finite, tutte in sé e per sé gustose ed efficaci. La perizia tecnica dello scrittore è notevole; i modelli (che qui sono Boiardo e Pulci e Berni, e gli scrittori dei cantari trecenteschi) vengono arieggiati con innegabile disinvoltura e, quasi sempre, con sobrio buon gusto; il Balsamo Crivelli stesso non manca di sensibilità e di affetti genuini: eppure tutto ciò non impedisce che il proposito (in partenza assurdo, a pensarci bene, e impossibile a realizzarsi) di ricollegare direttamente la creazione poetica del Novecento a quella delle origini, scavalcando non solo il futurismo e l'ermetismo, ma anche D'Annunzio, Pascoli, Carducci, e il romanticismo, e tutto il resto, produca un frutto inequivocabilmente artificiale, su cui grava un sospetto d'inutilità. Al Boccaccino è collegato, nonostante i caratteri arcaicizzanti dell'opera, un episodio del dibattito critico del Novecento. È noto, infatti, che l'opera venne pubblicata dalla casa editrice Laterza per indicazione di Benedetto Croce, che l'aveva letta manoscritta, e che più tardi diede sul Boccaccio un giudizio assai più lusinghiero di quanti altri si pronunciarono nei suoi confronti negli stessi anni. Potrebbe apparire strana questa predilezione del grande pensatore per il chiuso misoneista, rifacitore di modi antichi e di temi sorpassati. In realtà il giudizio del Croce si colloca coerentemente all'interno della valutazione negativa che egli diede di tutta o quasi tutta la poesia postcarducciana. L'opera del Balsamo Crivelli gli serviva infatti a dimostrare che i moduli della poesia decadente non erano necessariamente gli unici che il Novecento potesse da sé generare, e, nello stesso tempo, comprovava la possibilità che una poesia potesse manifestarsi libera e sovrana, per forza propria autogenerantesi, indipendentemente da tutte le condizioni (strutturali, linguistiche, ideali) imposte da una determinata età. La benevola approvazione del Croce permise comunque al Balsamo Crivelli di superare molti degli ostacoli, editoriali e letterari, frapposti alla sua tardiva entrata nel mondo della poesia. Dal 1920 fino alla sua morte il B. pubblicò un numero grandissimo di raccolte poetiche, di romanzi, racconti, novelle, descrizioni di viaggi, rivelandosi di una fecondità insospettata.' (Alberto Asor Rosa in D.B.I., V, 1963). Spaducci, p. 29.