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Prints

Francesco Capella detto Francesco Daggiù (Venezia 1711 – Bergamo, 1784)

Quattro Santi che adorano la Croce, 1749 ca

2500.00 €

Il Bulino Antiche Stampe s.r.l.

(Milano, Italy)

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Engravers
Francesco Capella detto Francesco Daggiù (Venezia 1711 – Bergamo, 1784)
Keyword
Daggiù studio preparatorio disegno santi religione
Languages
Italian

Description

Pietra nera
misure: mm 400 x 255

Pittore. Probabilmente entra giovanissimo nella bottega di Giambattista Piazzetta diventandone senza ombra di dubbio il migliore e il più longevo dei suoi allievi. Ne assimila così profondamente lo stile e la pennellata che ancora oggi diverse sono le opere che dividono la critica circa la loro attribuzione ad una o all’altra mano. Francesco è citato per la prima volta in un documento del 1744 della Fraglia dei Pittori veneziani, tuttavia è molto probabile che già da tempo fosse celebre in città. La sua prima opera documentata è un Immacolata Concezione per la chiesa parrocchiale di Cortona, oggi conservata presso l’oratorio della Villa Tommasi a Metelliano. Nel 1749, grazie all’interessamento del Conte Giacomo Carrara di Bergamo, gli fu commissionata la Pala dei Quattro Santi che adorano la Croce e i due laterali con Santa Lucia e Santa Apollonia per la chiesa di San Martino ad Alzano Lombardo. I dipinti ebbero un grande successo e valsero al pittore la protezione del Conte Carrara ma attirarono l’attenzione anche dei Conti Albani che divennero anch’essi suoi committenti invitando il pittore nel 1757 ad eseguire gli affreschi per casa Albani a Bergamo. Tali affreschi sono considerati dalla critica come il momento
centrale dell’attività dell’artista. Pur accettando nel 1755, su segnalazione tra l’altro di Tiepolo e di Pittoni, la nomina a professore del Collegio dell’Accademia di Venezia, l’attività nella bergamasca si fa sempre più intensa. Nel 1762 Capella si trasferisce definitivamente a Bergamo dove apre anche una scuola di pittura particolarmente fiorente.

Si tratta di uno studio preparatorio per l'importante pala nella Basilica di San Martino ad Alzano Lombardo, così come attestato anche dalla scritta a matita sul verso, e a giudicare dalle pieghe, fu probabilmente ripiegato e spedito a mo' di lettera. Questo insolito invio di disegni doveva essere una prerogativa dell’autore poiché si conosce un altro suo disegno, proveniente dalla collezione del Conte Carrara ed oggi presso l’Accademia Carrara (Inv. n, 14), che presenta le medesime caratteristiche. Nella metà inferiore del disegno si vede il gruppo di quattro Santi: Santo Stefano a sinistra, San Vincenzo Ferreri, San Francesco Saverio e San Nicola di Bari a destra ritratti in movimentate posture e intenti a
rivolge le proprie preghiere verso la parte superiore della composizione dove vediamo due angioletti che sollevano in volo la Croce. Rispetto alla redazione finale su tela vi sono alcune differenze. Santo Stefano anziché avere il braccio sinistro alzato a indicare la Croce ha entrambe le braccia alzate con le mani congiunte in segno di preghiera. Il Santo in piedi risulta leggermente più spostato verso destra, ma la modifica più consistente riguarda gli ultimi due Santi che vengono ricollocati spostando più verso il centro la figura di San Nicola e allontanando sensibilmente verso destra l’ultima figura, a cui viene inoltre cambiato atteggiamento nascondendo le mani che nel dipinto sono invece ben visibili. Il disegno è un tipico esempio dello stile grafico di Capella, caratterizzato dai modi soffici e dal tocco leggero, oltre che dall’uso del gessetto nero. Anche il cielo è realizzato con il caratteristico tratteggio obliquo tipico dell’autore che sfrutta la fragile consistenza del gessetto per creare leggere e movimentate campiture chiaroscurali.

Opera in ottimo stato di conservazione eccetto le pieghe descritte. Nonostante la tecnica impiegata, il disegno mantiene tutta la leggerezza e la sensibilità di tocco del maestro veneto.

Bibliografia: R. Pallucchini, “Francesco Daggiù detto il Cappella”, in Riv. di Venezia, XI (1932); L. Vaccher, “Opere del periodo bergamasco del C.”, in Arte veneta, XXII (1968); F. Rossi, “I Grandi disegni italiani dell'Accademia Carrara in Bergamo”, Silvana editoriale, 1985.

Stato di conservazione: ottime
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