Incisione in rame a all’acquaforte e bulino, 1774 – 1776 circa, firmata in basso in lastra, cm 50,5 x 120 circa (il foglio), recente ma bella coloritura. Prova impressa su carta vergata coeva con filigrana “scudo con giglio” (di quelle di cui disponiamo ove presente), ampi margini, buono lo stato di conservazione. La serie degli "Ornati delle Logge di Raffaello nel Vaticano", ossia la riproduzione completa a stampa delle pitture dei pilastri delle Logge Vaticane ideate e affrescate da Raffaello, comprendente quarantasei tavole, fu realizzata nella sua interezza tra il 1760 e il 1777 e reca i nomi di Giovanni Volpato e di Giovanni Ottaviani (una seconda edizione sarebbe stata terminata nel 1782). Conobbe un lavoro lungo e travagliato, giustificato dall’enorme mole di lavoro. Le incisioni uscirono, per la prima parte, in tre volumi, tra il 1768 - 69 e il 1772, frutto della collaborazione fra i disegni del pittore Gaetano Savorelli (notizie seconda metà del sec. XVIII) e quelli dell'architetto Pietro Camporesi (1747 – 1831) con il lavoro di incisione di Giovanni Ottaviani (1735 ca. - 1808). Nella parte inferiore dei bulini appare un'iscrizione che riporta il nome dell'incisore, dei due disegnatori e il privilegio papale di Clemente XIII, apposto su ogni lastra incisa compresa nella prima serie, che posiziona l'esecuzione della matrice entro il 1769, data della morte del pontefice. Dal 1772 – 1774, si aggiunsero il disegnatore Ludovico Teseo (1731 – 1782) e l'incisore Giovanni Volpato (1740 – 1803). Volpato incise la matrice su disegno di Lodovico Teseo, questi due nomi firmarono le tavole della terza parte raffiguranti i pilastri. Nella parte inferiore dei bulini appare un'iscrizione che riporta il nome dell'incisore, del disegnatore e il privilegio papale di Clemente XIV. L’intervento di Volpato, che assunse in un certo senso la direzione dell’opera, legando il suo nome all’impresa, costituisce il motivo del suo trasferimento a Roma, probabilmente chiamato da Clemente XIV (1769 – 1774). Volpato deve gran parte della sua notorietà, nell’ambiente romano del tempo, a questa prima opera che affronta in modo dettagliato e completo. L'intervento del Volpato, seppur arrivato per ultimo, pare sia stato maggiore, più forte e determinante. Le tavole, incise tra il 1774 e il 1776, riproducono con grandeliberta traduttiva (a differenza della prima serie, dove la leggibilità e la conservazione degli affreschi era assai migliore, permettendo così fedeltà all'originale). Infatti la scarsa visibilità della parte inferiore degli affreschi rispetto alle lunette, spinse l’artista ad applicare integrazioni di fantasia, come nel caso di alcuni pilastri dove sono inseriti elementi decorativi desunti dalle bordure di alcuni arazzi vaticani. La raccolta ebbe vastissima risonanza e rappresentò una delle operazioni di riproduzione più impegnative, venendo a costituire un importante repertorio figurativo da cui attingere motivi di decorazione e contribuendo al grande successo dei temi grotteschi del periodo neoclassico (non dimentichiamo la grande influenza esercitata dalle importanti scoperte di Pompei e di Ercolano nella prima metà del Settecento). La decorazione di Raffaello per la galleria coperta che portava al Palazzo del Papa fu percepita subito come un'opera esemplare di decorazione all'antica e il successo fu tale da indurre amatori d'arte a commissionare disegni fedeli delle pitture raffaellesche. Questa raccolta di Ottaviani e Volpato, fu la prima raccolta organica di incisioni relative all'opera raffaellesca e grazie ad essa si poté disporre dell'intero apparato iconografico delle Logge, tant'é che fu utilizzata come strumento per lo studio delle pitture fino all'avento della fotografia. Il successo dell'opera fu notevole, lo dimostra anche l'elevato numero di tirature che essa conobbe. Sono note delle prove in coloritura coeva (gli esemplari del Quirinale con la collaborazione dello svizzero Du Cros), mentre le prove destinate alla coloritura sono stampate con inchiostro marrone – bistro, dai toni più delicati, più rare. Il set di incisoni viene citato dai principali dizionari (Thieme - Becker, Bénézit) e repertori di catalogazione. Studiato principalmente come unità all'interno della serie, prima da Passavant (1864, p. 170) e successivamente da Ruland nella collezione di Windsor Castle (1876, p. 230, 231 – 237), con la critica moderna sono i singoli fogli a diventare oggetto di studio: Dacos (1986, p. 254, n. VII B), Bernini Pezzini, in "Raphael Invenit" (1985, p. 106, n. XIII. 37), Hoper (2001, p. 479, n. G 21.35). Un'ulteriore riflessione sulle stampe di Volpato viene affrontata da Marini (1988, p. 177, n. 189) e infine da Gilet (2007, p. 176, n. 34), che riporta dati tecnici e bibliografici aggiornati e che correda con un commento stilistico sulla serie.