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Prints

LAFRERI Antonio

Obelisco Vaticano

1550

500.00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italy)

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Details

Year of publication
1550
Size
330 X 490
Engravers
LAFRERI Antonio

Description

Bulino, 1550, datato e firmato in lastra in basso a destra ANT LAFRERI FORMIS ROMAE ? D L. Esemplare nel secondo stato di quattro (primo di tre per Alberti, stato unico per Rubach) avanti i ritocchi nelle nuvole a destra descritti da Alberti. Una prova di stampa, priva delle nuvole in alto e sconosciuta, è apparsa nel catalogo della Galerie Bassenge nel 2018. Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva con filigrana “ancora nel cerchio con stella” (cfr. Woodward n. 160), rifilata al rame e con margine coevo aggiunto – in basso all’interno dle rame con perdita di circa 2 centimetri di parte incisa, antico restauro nell’angolo inferiore destro, per il resto in buono stato di conservazione. Iscritto nell’obelisco: DIVO. CAESARI. DIVI. IVLII. F. AVGVSTO / TI. CAESARI. DIVI. AVGVSTI. F. AVGVSTO / SACRVM. Iscritto nel cartiglio in basso a destra: OBELISCI VATICANI QVEM CVM ALII TVM NOS IPSI / NON ITA EXACTE ALIAS REPRAESENTAVIMVS / VERISSIMA EFFIGIES IVSTISSIMAQ [ VE] PROPORTIONIS DIMENSIO / ANT LAFRERI FORMIS ROMAE ? D L - [Fedelissima immagine e precisa dimensione della proporzione dell’obelisco vaticano che, sia altri che noi stessi, e tuttavia non con altrettanta esattezza, altre volte abbiamo riprodotto]. “L’obelisco vaticano è, a Roma, il secondo per grandezza dopo l’obelisco Lateranense. Plinio il Vecchio riferisce che fu da Caligola trasportato a Roma con una nave di eccezionale grandezza, successivamente affondata da Claudio per edificare un molo del porto di Ostia, informazione che è stata confermata da ricognizioni archeologiche. Attualmente la base su cui si eleva l’obelisco, è decorata con i leoni e con l’aquila di Innocenzo XIII (1721-1724). Una delle più antiche rappresentazioni dell’obelisco vaticano si deve a Ciriaco d’Ancona che nel 1450 ca. lo ritrasse circondato da edifici fantastici. Sebastiano Serlio lo definisce «di pietra egittia, in cima del quale si dice essere la cenere di Gaio Cesare». Per il trasporto dell’obelisco vennero presentati al papa sette diversi progetti: di Ilarione Ruspoli, Giacomo della Porta, Giovanni Fontana, Francesco Tribaldesi, Bartolomeo Ammannati, Giacomo del Duca e Domenica Fontana. Quest’ultimo venne prescelto e riuscì nell’impresa in 133 giorni e con la spesa «di soli 38.172 scudi». Secondo quanto riferisce il Mercati «quest’obelisco ha avuto miglior sorte di tutti gli altri di Roma: perciocché dell’erettione di Cajo imperatore fino alla nuova erettione di Sisto V, solo si è conservato intiero». Quasi certamente la stampa del Lafréry discende da un disegno del Sangallo ed è comunque preceduta da un’incisione edita per i tipi di Antonio Salamanca. All’edizione del Lafréry fece seguito quella di Pietro de Nobili (1584)” (cfr. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). L’opera appartiene allo ' Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. La lastra figura nell'Indice del Lafreri ai nn. 142 e 208, descritta come Aguglia ouero obselisco ch’è appresso San Pietro. Lo ' Speculum ' ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale. Engraving, 1550, dated and signed in plate at lower right ANT LAFRERI FORMIS ROMAE ? D L. Example in the second state of four (first of three for Alberti, single state for Rubach) ahead the retouches in the clouds at right described by Alberti. A print proof, lacking the clouds at the top and unknown, appeared in the Galerie Bassenge catalog in 2018. Magnificent proof, richly toned, printed on contemporary laid paper with watermark "anchor in circle with star" (cf. Woodward no. 160), trimmed to copperplate and with coeval margin added - bottom inside the copperplate with loss of about 2 centimeters of engraved part - old restoration in lower right corner, otherwise in good condition. Inscribed in obelisk: DIVO. CAESARI. DIVI. IVLII. F. AVGVSTO / TI. CAESARI. DIVI. AVGVSTI. F. AVGVSTO / SACRVM. Inscribed in the cartouche at lower right: OBELISCI VATICANI QVEM CVM ALII TVM NOS IPSI / NON ITA EXACTE ALIAS REPRAESENTAVIMVS / VERISSIMA EFFIGIES IVSTISSIMAQ [ VE] PROPORTIONIS DIMENSIO / ANT LAFRERI FORMIS ROMAE ? D L - [Very faithful image and precise dimension of the proportion of the Vatican obelisk which, both others and ourselves, and yet not with as much exactitude, we have reproduced other times]. “The Vatican obelisk is, in Rome, the second largest after the Lateran obelisk. Plinio the Elder reports that it was transported to Rome by Caligula in a ship of exceptional size, later sunk by Claudius to build a pier in the port of Ostia, information that has been confirmed by archaeological reconnaissance. Currently, the base on which the obelisk stands is decorated with lions and the eagle of Innocent XIII (1721-1724). One of the oldest representations of the Vatican obelisk is due to Ciriaco d'Ancona, who in c. 1450 depicted it surrounded by fantastic buildings. Sebastiano Serlio calls it "of Egyptian stone, on the top of which is said to be the ashes of Gaius Caesar”. Seven different projects were presented to the pope for the transportation of the obelisk: by Ilarione Ruspoli, Giacomo della Porta, Giovanni Fontana, Francesco Tribaldesi, Bartolomeo Ammannati, Giacomo del Duca and Domenica Fontana. The latter was chosen and succeeded in the undertaking in 133 days and at the expense "of only 38,172 scudi". According to Mercati's report, “quest’obelisco ha avuto miglior sorte di tutti gli altri di Roma: perciocché dell’erettione di Cajo imperatore fino alla nuova erettione di Sisto V, solo si è conservato intiero”. Almost certainly Lafréry's print is after a drawing by Sangallo and is in any case preceded by an engraving published by Antonio Salamanca. Lafréry's edition was followed by that of Pietro de Nobili (1584)” (translation from C. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). The work belongs to the Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome. The Speculum originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purchased in larger groups that were often bound together in an album. In 1573, Lafreri commissioned a frontispiece for this purpose, where the title Speculum Romanae Magnificentiae appears for the first time. Upon Lafreri's death, two-thirds of the existing copperplates went to the Duchetti family (Claudio and Stefano), while another third was distributed among several publishers. Claudio Duchetti continued the publishing activity, implementing the Speculum plates with copies of those "lost" in the hereditary division, which he had engraved by the Milanese Amborgio Brambilla. Upon Claudio's death (1585) the plates were sold - after a brief period of publication by the heirs, particularly in the fig. Cfr.
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