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Prints

LAFRERI Antonio

Mitra che uccide il toro

1564

800.00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italy)

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Details

Year of publication
1564
Size
260 X 410
Engravers
LAFRERI Antonio

Description

Bulino, 1564, firmato in basso Antonij Lafrerij Sequani formis. Anno ? D LX IIII. Esemplare nel primo stato di sei per Alberti (primo di cinque per Rubach), ' avanti l’indirizzo di Giovanni Orlandi. Magnifica prova, ricca di toni impressa su carta vergata coeva con filigrana non leggibile, con ampi margini, in perfetto stato di conservazione. Iscritto in basso nella cornice architettonica: Hac uetusta marmorea tabula, quae Romæ in ædibus Octauiani Zeno prope theatrum Pompeij et campum Floræ extat, hisce signis ornata, ueteres rerum naturalium periti optimi agricolæ munus significare uoluerunt. Qui (K) assiduo (M) labore, die (G) noctuque (H), tribus (C) solis (A), quattuor (F) lunae (D) stationibus, et naturali (B) utriusque (E) sideris cursu obseruatis, fortitudine (Q), prouidentia (P), fide (O) et diligentia (I), terram (L) fatigando rem agranam tractat et proinde carum (N) frugum (T) quæ lucis (X) et tenebrarum (V) tempore creantur (R), oriuntur (S), excolunturque uberrimum piouentum [sic per: prouentum] fert» [Con questa vetusta tavola di marmo, che si trova a Roma nel palazzo di Ottaviano Zeno presso il teatro di Pompeo e Campo dei Fiori, fornita di questi segni, gli antichi esperti di cose naturali vollero significare il lavoro del buon agricoltore. Con assiduo [M] lavoro, di giorno [G] e di notte [H], osservando tre [C] stazioni del sole [A], quattro [F] della luna [D], e il corso naturale [B] dei due [E] astri, stimolando la terra [L] con fortezza [Q], capacità di prevedere [P], fedeltà [O] e diligenza [I], egli [K] si dà al lavoro agricolo e produce un ricco provento di messi [T] di gran prezzo [N], che si creano [R], crescono [S] e si coltivano nel tempo di luce [X] e di tenebre [V]]. [seguono 21 didascalie segnate con le lettere dalla «A» alla «X»]. “Con molta probabilità il rilievo proviene dalla zona del Celio ed appartenne alla Collezione di Ottaviano Zeno. Nel tempo il gruppo statuario è andato disperso così che oggi i dadofori Cautes e Cautopates si trovano al Louvre. Mitra era una divinità indoiranica il cui culto era arrivato a Roma dall’Asia Minore: era sentito come un dio ausiliare nella lotta dello spirito del bene contro lo spirito del male. All’edizione del Lafréry fecero seguito quelle di Orlandi (1602) e di Van Schoel” (cfr. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). L’opera appartiene allo ' Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. La lastra figura nell'Indice del Lafreri al n. 245, descritta come ' Tavola mar¬morea di erudtittione. Lo ' Speculum ' ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si assoc. Engraving, 1564, signed at bottom Antonij Lafrerij Sequani formis. Year ? D LX IIII. Example in the first state of six for Alberti (first of five for Rubach), before Giovanni Orlandi's address. Magnificent proof, richly toned impressed on contemporary laid paper with unreadable watermark, wide margins, in perfect condition. Inscribed at bottom of architectural frame: Hac uetusta marmorea tabula, quae Romæ in ædibus Octauiani Zeno prope theatrum Pompeij et campum Floræ extat, hisce signis ornata, ueteres rerum naturalium periti optimi agricolæ munus significare uoluerunt. Qui (K) assiduo (M) labore, die (G) noctuque (H), tribus (C) solis (A), quattuor (F) lunae (D) stationibus, et naturali (B) utriusque (E) sideris cursu obseruatis, fortitudine (Q), prouidentia (P), fide (O) et diligentia (I), terram (L) fatigando rem agranam tractat et proinde carum (N) frugum (T) quæ lucis (X) et tenebrarum (V) tempore creantur (R), oriuntur (S), excolunturque uberrimum piouentum [sic per: prouentum] fert" [With this ancient marble tablet, which is in Rome in the palace of Octavian Zeno near the theater of Pompeo and Campo dei Fiori, furnished with these signs, the ancient experts in natural things wanted to signify the work of the good farmer] “In all probability the relief comes from the Caelian area and belonged to the Collection of Octavian Zeno. Over time the statuary group was dispersed so that today the Cautes and Cautopates dadaopors are in the Louvre. Mithras was an Indo-Iranian deity whose cult had come to Rome from Asia Minor: he was felt to be an auxiliary god in the struggle of the spirit of good against the spirit of evil” (translation from C. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). The work belongs to the Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome. The Speculum originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purchased in larger groups that were often bound together in an album. In 1573, Lafreri commissioned a frontispiece for this purpose, where the title Speculum Romanae Magnificentiae appears for the first time. Upon Lafreri's death, two-thirds of the existing copperplates went to the Duchetti family (Claudio and Stefano), while another third was distributed among several publishers. Claudio Duchetti continued the publishing activity, implementing the Speculum plates with copies of those "lost" in the hereditary division, which he had engraved by the Milanese Amborgio Brambilla. Upon Claudio's death (1585) the plates were sold - after a brief period of publication by the heirs, particularly in the figure of Giacomo Gherardi - to Giovanni Orlandi, who in 1614 sold his printing house to the Flemish publisher Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, on the other hand, sold his own plates to the publisher Paolo Graziani, who partnered with Pietro de Nobili; the stock flowed into the De Rossi typography passing through the hands of publishers such as Marcello Clodio, Claudio Arbotti and Giovan Battista de Cavalleris. The remaining third of plates in the Lafreri division was divided and split among different publishers, some of them French: curious to see how some plates were reprinted in Paris by Francois Jollain in the mid-17th century. Different way had some plates printed by Antonio Salamanca in his early period; through his son Francesco, they goes to Nicolas van Aelst's. Other editors who contributed to the Speculum were the brothers Michele and Francesco Tramezzino (authors of numerous plates that flowed in part to the Lafreri printing house), Tommaso Barlacchi, and Mario Cartaro, who was the executor of La. Cfr.
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