Questo sito usa cookie di analytics per raccogliere dati in forma aggregata e cookie di terze parti per migliorare l'esperienza utente.
Leggi l'Informativa Cookie Policy completa.

Prints

AVONDO Vittorio

Campagna Romana

1870

250.00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italy)

Ask for more info

Payment methods

Details

Year of publication
1870
Size
252 X 160
Engravers
AVONDO Vittorio
Inscription description
G. Giubbini, L’acquaforte originale in Piemonte e in Liguria 1860 - 1875, Genova 1976, n.3; A. Dragone, J. Conti, I paesisti piemontesi dell'Ottocento, Milano, 1947; R. Maggio Serra e B. Signorelli, a cura di, Tra verismo e storicismo. Vittorio Avondo (18

Description

Acquaforte, circa 1870, dimensioni 160 x 255 mm, impressa su carta coeva, in ottimo stato di conservazione. Firma a matita in basso a desta. Dalla attivissima calcografia Lovera di Torino è stampata l'acquaforte di Vittorio Avondo, artista torinese che studiò a Pisa e Ginevra, per poi approdare al naturalismo morbido e sfumato di Fontanesi. Visse anche a Roma dal 1857 al 1865; forse di quel soggiorno resta un ricordo in questa acquaforte della campagna Romana (della quale esistono anche alcuni dipinti in collezione privata), splendido brano intriso di un'atmosfera elegiaca, malinconica, pervaso di una luce vibrante e sfumature delicate. Le acqueforti dell'artista che si conservano non sono molte, forse una decina. Grande collezionista e conoscitore dell’arte medievale e moderna, oltre che pittore paesaggista, Avondo ebbe un ruolo fondamentale nella storia culturale del Piemonte contribuendo, insieme a Alfredo d’Andrade, allo studio e alla tutela del patrimonio artistico del territorio. Importante la sua figura anche per la GAM, egli fu infatti Direttore del Museo Civico di Torino per un lungo periodo, dal 1890 al 1910, e contribuì in modo significativo alla definizione della raccolta d’arte moderna accogliendo ad esempio la donazione delle opere di Antonio Fontanesi. ' ' ' La nascita in una famiglia dalle ampie possibilità economiche gli permise di coltivare a tempo pieno la passione per la pittura di paesaggio e di compiere viaggi per l’Europa che ne arricchirono la formazione. Tappa obbligata di questa educazione, dopo un primo alunnato presso Alexandre Calame a Ginevra concluso nel 1857, fu un lungo soggiorno a Roma che si protrasse sino al 1860 e che si rinnovò intorno al 1865. Qui egli ebbe modo di conoscere Nino Costa e frequentare un ' entourage ' colto e ricco di stimoli in cui spiccavano artisti come Enrico Gamba, Frederic Leighton, George Mason e i tedeschi legati ai ' Deutsch ' Römer, come Anselm Feuerbach, Hans von Marées e lo stesso Böcklin. ' Ma fu sopratutto la sua sensibilità a contatto con il vasto scenario della campagna romana a condurlo a superare lo stile minuzioso e finito appreso in Svizzera, a favore di un nuovo linguaggio scarno ed essenziale, in grado di restituire per sintesi gli ampi orizzonti del paesaggio laziale. In questa svolta pare di cogliere un gusto artistico in rapido cambiamento, in cui si riflette l’interesse per la resa del paesaggio “sul vero” - tema che anima il fronte degli artisti più avanzati di quegli anni - e che pare testimoniata anche dall’acquisto delle prime stampe fotografiche di quei luoghi. Una scelta che la mostra restituisce attraverso alcune preziose carte salate di Giacomo Caneva che fanno parte della generosa eredità dei beni che Vittorio Avondo lasciò alla Città di Torino alla sua morte. ' Il rapporto tra i suoi schizzi, originariamente raccolti in taccuini, e quelle prime immagini fotografiche offre un ulteriore spunto di riflessione su come si modifichi il modo di guardare al paesaggio in quegli anni: uno sguardo che coglie la natura in presa diretta ma che può anche tornarvi in tempi successivi attraverso gli appunti grafici e le prime immagini fotografiche. Una riflessione che porta a interrogarsi sulla stessa funzione del disegno e su scelte e soluzioni che si discostano radicalmente dalla tradizione accademica. ' ' Si apprende da Giubbini che l'opera è stata pubblicata su "L'Arte in Italia" (agosto 1870, tav. 22) con commento di Camerana a p. 128. Riguardo allo stile Giubbini ha commentato molto favorevolmente questa acquaforte, mettendola in relazione con "il gruppo delle incisioni più 'finite' di Appian"; sul piano della tecnica ha osservato: "Da notare che il processo di semplificazione, probabilmente già forte nel passaggio dal disegno preparatorio al disegno tracciato con la punta sulla vernice, continua nelle fasi successive della lavorazione della lastra attraverso la mancata o parziale morsura di molti dei segni . Etching, circa 1870, size 160 x 255 mm, impressed on coeval paper, in excellent condition. Signature in pencil in the lower right corner. Printed by chalcography Lovera in Turin. Light, and brilliant landscape with the poetical expression of trees, that recalls the traditional Italian painting of the XIX century. The work is characterized by a well-balanced lightening which created a strong feeling of the scene, with the movement of trees in the wind through intense black made shadows and light in far behind of landscapae. Vittorio Avondo, an artist from Turin who studied in Pisa and Geneva, and then came to the soft and nuanced naturalism of Fontanesi. He also lived in Rome from 1857 to 1865; perhaps a memory of that stay remains in this etching of the Roman Campagna (of which there are also some paintings in a private collection), a splendid piece imbued with an elegiac, melancholic atmosphere, pervaded by a vibrant light and delicate nuances. The etchings of the artist that are preserved are not many, perhaps a dozen. We learn from Giubbini that the work was published in "L'Arte in Italia" (August 1870, table 22) with a comment by Camerana on p. 128. Regarding the style, Giubbini commented very favorably on this etching, relating it to "the group of Appian's most 'finished' etchings"; as far as technique is concerned, he observed: "It should be noted that the process of simplification, probably already strong in the passage from the preparatory drawing to the drawing traced with the tip on the varnish, continues in the successive phases of the working of the plate through the lack or partial biting of many of the marks corresponding to the branches of the trees". A great collector and connoisseur of medieval and modern art, as well as a landscape painter, Avondo (1836 – 1910) played a fundamental role in the cultural history of Piedmont, contributing, together with Alfredo d'Andrade, to the study and protection of the artistic heritage of the territory. He devoted himself to painting from an early age, training in Italy, Switzerland and France. After his return to Piedmont, he became a consultant to the City of Turin and since 1863 is part of the commission responsible for selecting the works for the collections of the Civic Museum. His activities are varied: painter, antiquarian, city councilor and member of numerous cultural institutions. In 1872 he bought the castle of Issogne (Aosta) which he restored and redecorated with the help of Alfredo d'Andrade and Giuseppe Giacosa: starting from this experience he collaborated, from 1882, to the construction of the medieval village of Turin and with Emanuele Tapparelli d'Azeglio to the restoration of Casa Cavassa in Saluzzo. In 1890, he succeeded Tapparelli d'Azeglio as director of the Civic Museum: upon his death in 1910, his personal collection was transferred to the Museum. Cfr. G. Giubbini, L’acquaforte originale in Piemonte e in Liguria 1860 - 1875, Genova 1976, n.3; A. Dragone, J. Conti, I paesisti piemontesi dell'Ottocento, Milano, 1947; R. Maggio Serra e B. Signorelli, a cura di, Tra verismo e storicismo. Vittorio Avondo (18
Logo Maremagnum en