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Prints

Monogrammista G.A. (Maestro del Trabocchetto)

Base del Tempio di Giove

1530

1500.00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italy)

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Details

Year of publication
1530
Place of printing
Roma
Size
215 X 335
Engravers
Monogrammista G.A. (Maestro del Trabocchetto)

Description

Base di colonna corinzia e capitello decorato con foglie d'acanto, tre teste di ariete e due teste grottesche. Bulino, circa 1530/40, privo di data ed indicazioni editoriali. Iscritto, in un nastro intrecciato sulla destra: Basa e lo tempio de giove sotto capitolio in roma. Esemplare nel probabile terzo stato (di quatto?), con l’aggiunta dell’imprint Ioannes Orlandi formis romae 1602. La lastra appartiene ad un gruppo di incisioni architettoniche stampate a Roma nella terza o quarta decade del XVI, alcune delle quali firmate con le iniziali G.A. o G.P. poste sotto il cosiddetto segno del tribolo, trappola o trabocchetto, che identifica il cosiddetto Maestro del Trabocchetto. Le lastre furono acquistate da Antonio Salamanca, che le ristampò con il proprio imprint. Un esemplare di primo stato di questa incisione, rarissima, è conservato al British Museum https://www.britishmuseum.org/collection/object/P_1873-0809-657 Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “corona” (cfr. Woodward nn. 259-263), con sottili margini, in perfetto stato di conservazione. Il monogrammista G. A. detto anche Maestro del Trabocchetto o del Tribolo è attivo a Roma nella prima metà del secolo XVI. Si tratta di un incisore della cerchia di Marcantonio, autore di stampe di carattere storico e architettonico, alcune delle quali ristampate da Antonio Salamanca ed inserite nello Speculum Romanae Magnificentiae. È autore de Il vero disegnio in sul prorio luogho ritratto del infelice paese di Posuolo, del 1540 circa, nella cui lastra il monogramma G.A. è sormontato da una lancia a quattro punte. L’opera è formalmente parte dello ' Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. ' Lo ' Speculum ' ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo ' Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello ' Speculum ' con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Diverso percorso ebbero alcune lastre stampate da Antonio Salamanca nel suo primo periodo; attraverso il figlio Francesco, confluirono nella tipografia romana di Nicolas van Aelst. Altri editori che contribuirono allo ' Speculum ' furono i fratelli Michele e Francesco Tramezzino (autori di numerose lastre che confluirono in parte nella tipografia Lafreri), Tommaso Barlacchi, e Mario Cartaro, che fu l’esecutore testamentario del Lafreri, e stamp?. Corinthian column base and capital decorated with acanthus leaves, three ram's heads, and two grotesque heads. Engraving, ca. 1530/40, lacking date and editorial indications. Inscribed, in a woven ribbon on the right: Basa e lo tempio de giove sotto capitolio in roma. Example in the probable third state (of four?), with added imprint Ioannes Orlandi formis romae 1602. The plate belongs to a group of architectural engravings printed in Rome in the third or fourth decade of the 16th century, some of them signed with the initials G.A. or G.P. placed under the so-called sign of the tribulus, trap, or pitfall, identifying the so-called Master of the caltrop. The plates were purchased by Antonio Salamanca, who reprinted them with his own imprint. An extremely rare first state example of this engraving is preserved in the British Museum https://www.britishmuseum.org/collection/object/P_1873-0809-657 Magnificent proof, printed on contemporary laid paper with "crown" watermark (see Woodward nos. 259-263), with thin margins, in perfect condition. The Monogrammist G. A. also known as Maestro del Trabocchetto or del Tribolo (Monogrammist G. A. & the caltrop) was active in Rome in the first half of the 16th century. He is an engraver in the circle of Marcantonio, author of prints of historical and architectural character, some of which were reprinted by Antonio Salamanca and included in the Speculum Romanae Magnificentiae. He is the author of Il vero disegnio in sul prorio luogho ritratto del infelice paese di Posuolo, circa 1540, in whose plate the monogram G.A. is surmounted by a four-pointed spear. The work is formally part of ' Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome. The ' Speculum ' originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purchased in larger groups that were often bound together in an album. In 1573, Lafreri commissioned a frontispiece for this purpose, where the title ' Speculum Romanae Magnificentiae ' appears for the first time. Upon Lafreri's death, two-thirds of the existing copperplates went to the Duchetti family (Claudio and Stefano), while another third was distributed among several publishers. Claudio Duchetti continued the publishing activity, implementing the ' Speculum ' plates with copies of those "lost" in the hereditary division, which he had engraved by the Milanese Amborgio Brambilla. Upon Claudio's death (1585) the plates were sold - after a brief period of publication by the heirs, particularly in the figure of Giacomo Gherardi - to Giovanni Orlandi, who in 1614 sold his printing house to the Flemish publisher Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, on the other hand, sold his own plates to the publisher Paolo Graziani, who partnered with Pietro de Nobili; the stock flowed into the De Rossi typography passing through the hands of publishers such as Marcello Clodio, Claudio Arbotti and Giovan Battista de Cavalleris. The remaining third of plates in the Lafreri division was divided and split among different publishers, some of them French: curious to see how some plates were reprinted in Paris by Francois Jollain in the mid-17th century. Different way had some plates printed by Antonio Salamanca in his early period; through his son Francesco, they goes to Nicolas van Aelst's. Other editors who contributed to the ' Speculum ' were the brothers Michele and Francesco Tramezzino (authors of numerous plates that flowed in part to the Lafreri printing house), Tommaso Barlacchi, and Mario Cartaro, who was the executor of Lafreri's will, and printed some derivative plates. All the best engravers of the time - such as Nicola Beatrizet (Beatricet. Cfr.
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