Details
Place of printing
Mediolani
Author
Stazio Publio Papinio
Publishers
Typis Imper. Monast. s. Ambrosii Majoris
Keyword
Letteratura latina, Poesia epica, Volgarizzamenti
Description
2 voll. in-4° antico (245x160mm), pp. (18), 414; 458; legatura coeva m. pergamena con titolo calligrafato in antico ai dorsi. Piatti in cartonatura azzurra. Al frontespizio della prima opera, vignetta calcografica disegnata da C. Galeazzi con scena di duello tra Eteocle e Polinice ispirata al racconto staziano. Fregio arabescato inciso su rame al secondo frontespizio. Le pp. nn. del primo vol. contengono avvertenze bilingui al lettore, una breve vita di Stazio e un argomento proemiale, anch'essi presenti sia in italiano che in latino. Annotazioni in calce al testo latino. Bell'esemplare, in barbe e marginoso, con usuali fioriture di entità lieve. Edizione milanese bilingue della 'Tebaide' di Stazio (45-100 d.C. ca); a fronte del testo originale latino è riprodotta la traduzione del Cardinal Cornelio Bentivoglio (Ferrara, 1668-Roma, 1732). Assai poco comuni sono tutte le edizioni impressa dal Monastero di Sant'Ambrogio a Milano, che per un breve periodo, sul finire del XVIII secolo, pubblicò una serie di testi di autori classici precristiani, cosa piuttosto inconsulta per una stamperia monastica. Derivata nella materia da Antimaco e dalle tragedie greche del ciclo tebano intorno alla lotta fratricida tra Eteocle e Polinice, la 'Thebais' staziana, dedicata a Domiziano, prende tuttavia a proprio modello principe Virgilio, sia nella ripartizione strutturale del poema che in moltissimi calchi ed omaggi stilistici che tradiscono però una sostanziale aridità d'ispirazione, incapace di eguagliare i voli lirici del capolavoro di Stazio, le 'Silvae'. Il celebre volgarizzamento in versi liberi del Bentivoglio, fortemente suggestionato nello stile dal grande modello della 'Gerusalemme' tassiana, conobbe ancora larga fortuna nel secolo XIX. Carlo Calcaterra, che attentamente lo studiò ('Il traduttore della Tebaide di Stazio', Asti, 1910), sfatò la vulgata leggenda che attribuì almeno parte della traduzione al Frugoni. Cfr., per le varie edizioni della versione del Bentivoglio: Brunet, V, 514: 'Traduction que tient un rang distingué dans la poésie italienne'. Graesse, VI, 482. Razzolini-Bacchi Della Lega, p. 326. Gamba, 2454. Calcaterra, cit.