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Rare and modern books

Symonds - Grant

The confessions of Alester Crowley. An autohagiography

Jonathan Cape, 1969

120.00 €

Xodo Libreria Antiquaria

(Torino, Italy)

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Details

Year of publication
1969
Place of printing
London
Author
Symonds - Grant
Publishers
Jonathan Cape
Keyword
Biografie, Esoterismo
Dust jacket
No
Inscribed
No
Print on demand
No
Condition
Used
First edition
No

Description

In-8°, pp. 960, 37 illustrazioni fotografiche f.t., mezza tela con titolo al dorso, manca la sovracc. Aleister Crowley, il più noto tra tutti gli occultisti, nato nel 1875 in Inghilterra, la Grande Bestia 666, come si faceva chiamare, ebbe un'infanzia difficile. I genitori appartenevano a una setta di fondamentalisti evangelici. La reazione alla repressione fu esplosiva, anche perché il giovane Aleister mostrò una precoce propensione a molteplici interessi, tra cui gli scacchi, la poesia, l'alpinismo (con una infruttuosa scalata del K2) e, in seguito, pure la pittura. Crowley si abbandonò ad avventure di ogni tipo e maturò un distacco dalla religione o, piuttosto, dal cristianesimo dei genitori, rivolgendosi a un panteismo esoterico, con la fondazione di una sua corrente mistica, Thelema, di cui era al tempo stesso custode, sommo sacerdote e, in qualche modo, divinità, divenne una sorta di icona del proibito. La sua prosa ispirò racconti di Sir Arthur Conan Doyle e intrigò G.K. Chesterton e la sua figura destò la curiosità di William Butler Yeats, a sua volta mago e occultista, e di Fernando Pessoa, che intrattenne con lui una fitta corrispondenza. Accusato di spionaggio per conto tanto dei tedeschi quanto degli inglesi, trascorse un lungo periodo in una villa di Cefalù, prima di essere espulso su ordine di Mussolini per i comportamenti dissoluti e orgiastici. Furono gli anni Sessanta, ben dopo la sua morte avvenuta nel 1947, a segnare un suo ritorno in auge. Nel mondo occidentale si esaltavano le capacità delle droghe di ampliare i confini della mente. Alfred Adler e Aldous Huxley lo avevano conosciuto, anche se pare un po' campata in aria la tesi secondo cui lo stesso Jim Morrison (che aveva scelto il nome The Doors per via del saggio Le porte della percezione di Huxley) sarebbe stato un ammiratore di Crowley.
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