LIBROEditio princeps.Ottimo esemplare, fresco e marginoso. Tracce di colla di antico ex libris al contropiatto anteriore.Prima edizione delle «Rime» di Alfieri, leggendaria per la sua rarità: in Italia ne è censita una sola copia nel catalogo Sbn, presso la Biblioteca di Casa Carducci a Bologna. C. Del Vento, che ha in preparazione l’edizione critica, nel suo fondamentale articolo «L’edizione Kehl delle “Rime” di Alfieri» riferisce di sole altre tre copie conosciute, tutte in sedi prestigiosissime: presso la Bibliothèque de l’Istitut de France (8° Q 728 VII), la Bibliothèque de l’Assemblée Nationale (Exii 301) e la British Library (1063.1.3.1). In OCLC-WorldCat è censito un esemplare anche presso la Mediathèques de Montpellier. -- L'avvincente storia editoriale delle «Rime» di Alfieri è ricostruita dallo stesso poeta nelle pagine della sua «Vita». Mentre si trovava in Alsazia, si recò con l’amico Tommaso Caluso di Valperga a visitare «la famosa tipografia stabilita in Kehl grandiosamente dal Signor di Beaumarchais, coi caratteri di Baskerville comprati da esso, e destinato il tutto alle molte e varie edizioni di tutte le opere di Voltaire. La bellezza di quei caratteri, la diligenza degli artefici, e l’opportunità che mi somministrava l’essere io molto conoscente del suddetto Beaumarchais dimorante in Parigi, m’invogliarono di prevalermene per colà stampare tutte l’altre mie opere che tragedie non erano; ed alle quali avrebbero potuto essere d’intoppo le solite stitichezze censorie, le quali esistevano allora anche in Francia, e non picciole» (V. Alfieri, «Vita scritta da esso», in «Opere», I, introduzione e scelta di M. Fubini, testo e commento a cura di A. Di Benedetto, Milano-Napoli, Ricciardi, 1977, p. 264). -- In prima istanza Alfieri fece imprimere «L’America libera», e la stampa «ne riuscì così bella e corretta [.] ch’io poi per due e più anni consecutivi vi andai successivamente stampando tutte quelle altre opere, che si son viste o che si vedranno. E le prove me ne venivano settimanalmente spedite a rivedere in Parigi; ed io continuamente andava sempre mutando e rimutando i bei versi interi; a ciò invitandomi, oltre la smisurata voglia del far meglio, anche la singolar compiacenza e docilità di quei proti di Kehl, dei quali non mai abbastanza mi potrei lodare» («Vita scritta da esso», II, p. 214). -- Nell’estate del 1788 iniziò la stampa delle «Rime», che si concluderà nella primavera del 1789. Da qui in avanti, le vicende editoriali si faranno sempre più avventurose, seguendo le imprevedibili traiettorie della vita dell’autore: nel 1792 Alfieri dovette fuggire da Parigi, lasciandosi alle spalle, oltre alla biblioteca personale, anche le copie delle edizioni Kehl da poco stampate (circa 500 esemplari ciascuna) e mai messe in circolazione. Requisiti dal governo rivoluzionario, gli esemplari rinvenuti nella dimora parigina di Alfieri vennero in parte acquisiti dalle biblioteche pubbliche della capitale francese, in parte andarono venduti o dispersi. Temendo la divulgazione delle opere stampate a Kehl e abbandonate a Parigi, una volta giunto in Italia Alfieri fece stampare sui maggiori quotidiani italiani una nota emblematica: «Vittorio Alfieri crede necessario di prevenire il pubblico Italiano, che essendogli stati già confiscati, ed ora ultimamente venduti i suoi libri, carte, ed effetti tutti da lui lasciati in Parigi fino dalla sua partenza nell’Agosto del 1792, potrebbe ora benissimo accadere, che per una qualche speculazione libraria mercantile si venissero a pubblicare in Parigi sotto il suo nome delle Opere non sue, o a capriccio alterate. Il suddetto Autore preventivamente dunque smentisce, e dichiara di non accettare per sua qualunque Opera, sì in Versi che in Prosa, la quale o stampata oltremonti, ovvero con falsa data, in Italia venisse a comparire alla luce d’ora in appresso sotto il di lui nome. Eccettuandone le sole cinque Opere infrascritte, già da Lui pubblicate. “L’America libera”, “La virtù sconosciuta” “Panegirico di Plinio a Trajano” “Tragedia” “Panegirico di Plinio a Trajano (2a ed.)”» (Alfieri, «Epistolario», II, Asti, Casa d’Alfieri, 1981, p. 135). -- Di lì a pochi anni i timori del poeta si concretizzarono: nel 1799 il libraio Claudio Molini, di stanza a Parigi, comprò alcuni esemplari provenienti dalla biblioteca parigina di Alfieri, ristampandoli nel t. IV delle «Opere varie filosofico-politiche in prosa e in versi di Vittorio Alfieri da Asti» da lui curate (Parigi, presso Gio. Claudio Molini, Librajo, 1801). Tutti quei testi che Alfieri si era preoccupato di non divulgare, dunque, venivano resi noti al pubblico senza l'autorizzazione del poeta, e tra questi anche le «Rime». L'edizione di Molini si impose subito come riferimento per le innumerevoli ristampe successive, mentre l'edizione Kehl venne presto dimenticata. Intorno alla “vera” editio princeps dell'opera alfieriana nacque dunque un alone di mistero, perpetuandone il fascino fino ad oggi.Bibl.; C. Del Vento, «L’edizione Kehl delle “Rime” di Alfieri (contributo alla storia e all’edizione critica delle opere di Alfieri)», in «Giornale Storico della Letteratura Italiana», 176, 1 gennaio 1999; “Per far di bianca carta carta nera”. Prime edizioni e cimeli alfieriani, n. 9.
Edizione: editio princeps.