In 4° (26,7x18,5 cm); XXXVIII, (2 b.) pp. Cartoncino semi-rigido coevo foderato con bella carta marmorizzata coeva. Antico timbretto alla prima carta bianca Doppio. Grande leone di San Marco xilografato al frontespizio che si ripete in altre due carte. Iniziali xilografiche. Esemplare in ottime condizioni di conservazione. Contiene a carta B7r e B9v: Proclama degl'illustriss. ed eccell. Signori Sopra Provveditori, e Provveditori alla sanità. [Metodo da tenersi per purgare le robe, che sono state ad uso de' tisici]. Prima rara edizione di questo importatissimo scritto per la storia della medicina e della lotta alla tubercolosi. Scrive Castiglioni Castiglioni: Le misure più complete e più fondate per combattere il contagio tubercolare furono quelle emanate dalla Repubblica Veneta con la legge del 2 dicembre 1772. Questa legge dimostra come anche negli ultimi tempi della Repubblica esistessero ancora norme mirabili di sapere e si meditassero provvedimenti legislativi complessi, dovuti soprattutto al protomedico G.B. Paitoni, il quale emise un assennato giudizio (1772) sulla natura della tisi e sulle cautele da usarsi per preservarsene (Castiglioni, p. 656-57). Giovanni Battista Paitoni, nacque a Venezia il 6 febbraio 1703. Personaggio dalla grande erudizione sia nelle scienze che nelle lettere, fu allievo dei gesuiti, divenendo poi allievo del noto medico Francesco Lodovici. Si laureò a Venezia l'8 ottobre 1720 presso il Collegio dei medici fisici, istituzione che per un antico privilegio pontificio poteva laureare otto medici lanno, venendo poi abilitato alla professione dal Magistrato della Sanità, l'8 luglio del 1721. Iniziò ben presto ad affiancare all'attività di medico quella di pubblicazione di eruditissimi studi medici. Già nel 1722 pubblicò il suo primo saggio importante Della generazione delluomo. Nel 1740 entrò nel prestigioso Istituto bolognese delle scienze, fatto che celebrò con la pubblicazione dell'opera De vita ac scriptis Fabricii Bartholeti medici Bononiensis commentarius (Venezia 1740). Nel 1748 pubblicò un'opera assai importante nella quale descriveva le sue esperienze sulla tubercolosi Consulti medici intorno allemoptisi o sia sputo di sangue dal petto. Alla morte del protomedico del Magistrato di Sanità, Pietro Santorini, nel 1763 ne prese il posto. Come ben scrivono Elena Nelli e Vanzan Marchini nella voce dedicata a Paitoni nel Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 80 (Treccani, 2014) "A differenza degli altri Stati italiani in cui era espressione della casta medica, a Venezia il protomedico veniva assunto per concorso dal Magistrato, da cui dipendeva e di cui costituiva il riferimento tecnico-scientifico, con la facoltà di definire le strategie sanitarie della Repubblica avvalendosi della consulenza dei collegi medico-fisico e medico-chirugico di Venezia e di Padova. Nel 1763 il protomedicato rendeva 200 ducati annui netti da decime, cui si aggiungevano le spese di gondola, le gratificazioni a Pasqua e Natale, oltre agli incentivi per prestazioni aggiunte come linoculazione del vaiolo. Fra le altre incombenze Paitoni peritava i farmaci che medici e praticoni locali e stranieri potevano immettere nel mercato veneziano solo con la sua approvazione. Molti rimedi ed elisir vennero da lui respinti come inutili, se non addirittura dannosi. Clamoroso fu il caso del medico lucchese Innocenzo Della Lena che, per accattivarsi le simpatie di Paitoni, gli dedicò la sua opera Scoperta chimica dun risolvente flogistico
contra la causa prossima dogni morbo esterno ed interno, acuto e cronico (Venezia 1782) ma fu costretto a cancellare la dedica e a partire da Venezia. La parte più interessante dellattività di Paitoni si esplicò nelle relazioni internazionali con gli uffici di Sanità e con le corti delle altre nazioni che chiedevano informazioni sulle misure sanitarie della Repubblica (cfr. Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Cicogna, 1509, cc. n.n.: G.B. Paitoni, Metodo curativo e preservativo da tenersi nelle occasioni del contagio pestilenziale, disteso per ordine dellEccell.mo Magistrato alla Sanita di Venezia. a richiesta della corte di Russia, 1785). A sua volta riceveva dallestero e leggeva i proclami e le informazioni sulle epidemie, dirigeva losservatorio sui focolai interni e sui flussi epidemici internazionali, avvalendosi per la raccolta dei dati della fitta rete di ambasciatori, consoli, mercanti, spie che la Repubblica aveva ovunque.". A Paitoni si devono importantissime innovazioni di igiene pubblica sulla scia delle innovative pratiche che portava avanti Venezia in materia epidemiologica, fin dalla prima metà del seicento. Sempre dal Dizionario Biografico degli Italiani si legge: Allospedale di S. Lazzaro e Mendicanti avviò la prima inoculazione sperimentale del vaiolo, che descrisse in una Relazione della inoculazione del vajuolo eseguita in Venezia nel novembre 1768 (Venezia 1768). Lesperimento riuscì e la profilassi venne introdotta su ampia scala. Per arginare la diffusione della tisi elaborò nel 1772 una serie di misure igieniche per la disinfezione degli effetti personali e delle abitazioni dei morti di tubercolosi che vennero adottate e diffuse nel Parere sulla natura della tisichezza e sulle cautele da usare per preservarsi dalla medesima (Venezia 1772). Lo stampatore Benedetto Milocco gli dedicò nel 1773 lundicesimo numero del Giornale di medicina in segno di riconoscimento per la sua attività.". Paitoni fu anche un grande collezionista di libri e la sua enorme biblioteca formata da 9754 volumi, dopo la sua morte avvenuta l'8 dicembre 1788, venne ceduta dalla moglie ad un inglese per la considerevole somma di 30.000 zecchini. I libri portati in Inghilterra, vennero poi venduti durate una celebre asta pubblica, da James Robson fra il 22 novembre 1790 e il 17 febbraio 1791. Prima rarissima edizione (una seconda edizione venne pubblicata alcuni anni dopo) di importante scritto per la storia della medicine e dell'igiene pubblica. Rif. Bibl.: ICCU IT\ICCU\PUVE\003474; Castiglioni, p. 656-57.