LIBROPrima edizione illustrata nella prima tiratura in sei fascicoli sciolti.Più che buoni esemplari, con difetti perimetrali alle rarissime copertine originali in brossura (in particolare ai sottili dorsi, alle cerniere e al perimetro; occasionali fioriture), comunque complessivamente ben conservate; internamente completi e puliti; etichetta editoriale a tutti i fascicoli sulla quarta di copertina, risalente agli anni della prima guerra mondiale: «Causa il forte rincaro delle materie prime aumento provvisorio 25%».Le «Novelle della Pescara» sono l’ultima forma, definitiva, assunta dal corpus dei racconti dannunziani, con fondamentali varianti d’autore. Immancabilmente pre-pubblicati sui giornali con i quali l’autore collaborava negli anni ’80 — “Cronaca bizantina”, “Fanfulla della Domenica”, “Capitan Fracassa” etc. — i racconti di D’Annunzio conobbero tre articolazioni editoriali, prima di assumere la forma delle «Novelle della Pescara»: «Il Libro delle vergini» (Roma, Sommaruga, 1884), che pubblicava quattro novelle di cui solo la prima, «Le vergini», sarebbe stata “salvata” dall’autore nella raccolta definitiva (con il titolo di «La vergine Orsola» e assai modificata); la raccolta «San Pantaleone» (Firenze, Barbèra, 1886), che con i suoi quattordici racconti su quindici (viene tralasciato solo «San Làimo navigatore») costituisce il nucleo portante delle «Novelle»; i due volumetti della «Collezione minima» dell’editore Pierro di Napoli, «Gli idolatri» e «I violenti», tre racconti ciascuno per lo più già in «San Pantaleone», ma con due novità di rilievo senz’altro confluite nella raccolta definitiva («La madia» e «La morte del Duca d’Ofena»). « A prima vista, il volume sembrerebbe dovuto al desiderio di raccogliere sotto un titolo unico la produzione novellistica posteriore a Terra vergine […]. Tuttavia, a un esame più accurato, gli interventi operati sul testo di quasi tutte le novelle, lontani dall’inquadrarsi nel novero delle varianti comuni a ogni rilettura avvenuta a distanza di qualche decennio, lasciano intravedere, con la loro puntuale insistenza, un disegno ben più preciso […] far scomparire dalle pagine giovanili quanto avrebbe potuto farle ritenere sentita adesione ai discreditanti canoni del naturalismo […] e, al contempo, nobilitarle stilisticamente […]. “Le novelle” della Pescara sviluppano il notevole, ancorché involuto, discorso stilistico di “San Pantaleone”, quel discorso in virtù del quale brani di novelle “naturalistiche” erano potuti passare, senza contrasti, in raffinatissime pagine mondane» (Ciani, pp. 11-2 e 144-6). -- «Le novelle della Pescara» escono per la prima volta da Treves nel 1902, in un volumetto tascabile di oltre quattrocentocinquanta pagine. Il libro ha subito un grande successo, si stampa il quarto migliaio entro l’anno dell’uscita (9° migliaio nel 1907, 27° migliaio nel 1926) e viene tradotto in tedesco da Fischer di Berlino nel 1903. Ben si capisce dunque l’investimento che l’editore ne fece dando alle stampe la bellissima edizione illustrata, secondo la moda francese, caratterizzata da un impaginato arioso e dal corpo grande nel quale perfettamente si amalgamano le vignette pittoriche che costellano le pagine. Per l’iconografia l’editore si rivolse dapprima al ferrarese Arnaldo Ferraguti (1862-1925), pittore verista e storico collaboratore dei Treves, che ne aveva sposato la nipote Olga. Per sveltire la conclusione dell’opera, tuttavia, si decise di affiancargli Gennaro D’Amato (1857-1947), da sempre autore d’illustrazione editoriale, legato particolarmente al lavoro su Salgari: a partire dal volume quarto il nome di D’Amato affianca Ferraguti nei titoli dell’opera, ma solo i due ultimi volumi sono illustrati dall’artista napoletano. In questo modo, entro il primo semestre del 1909, si riuscì a concludere la prima emissione, composta da sei fascicoli sciolti avvolti ciascuno in una pregevole copertina illustrata a colori. Nell’ottobre dello stesso anno venne stampata una seconda tiratura composta in volume unico, mancante conseguentemente delle belle copertine a colori, degli occhielli e dei frontespizi (che pure recano illustrazioni) e delle occasionali carte bianche finali.De Medici, Bibliografia di Gabriele D’Annunzio, n. 70 (unico tra i bibliografi dannunziani a descrivere nel dettaglio i singoli fascicoli dell’opera); Ciani, Storia di un libro: Le Novelle della Pescara (Milano-Napoli 1975)