Details
Year of publication
1920-1927
Place of printing
Faenza,
Author
Piê (La) [Beltramelli, Antonio - Spallicci, Aldo (Diretta Da)]
Pages
pp. 22 ogni fascicolo, riccamente illustrato anche con riproduzioni fotografiche in bianco e nero, con pubblicità in carta velina colorata.
Publishers
Tipografia Lega,
Edition
Edizione originale.
Keyword
Narrativa Italiana del '900Poesia Italiana dell' 800Dialettali, e Storia Locale
Binding description
fascicoli sciolti con brossure illustrate a colori,
Description
PERIODICOEdizione originale.Collezione composta dalla prime sette annate così suddivise: 1920 Anno I dal fasc. 1 al fasc. 12 con allegato un bifoglio con l’indice generale delle materie (completa; 1921 Anno II numero indicato I con l’Esposizione Romagnole Riunite a seguire fasc. 1/2 3 4 8/9/1011/12; 1922 Anno III dal fasc. 1 al fasc 12 con allegato un bifoglio con l’indice generale delle materie(completa); Anno IV 1923 dal fasc. 1 al fasc. 12 con allegato un bifoglio con l’indice generale delle materie (completa); Anno V 1924 al fasc. 1 al fasc. 12 con allegato un bifoglio con l’indice generale delle materie (completa); Anno VI 1925 al fasc. 1 al fasc. 12 con allegato un bifoglio con l’indice generale delle materie (completa); Anno VII 1926 al fasc. 1 al fasc. 12 con allegato un bifoglio con l’indice generale delle materie (completa); Anno VIII 1927 al fasc. 1 al fasc. 12 con allegato un bifoglio con l’indice generale delle materie (completa).Nel 1911 Aldo Spallicci, mosso dal desiderio di raccogliere testimonianze del folclore romagnolo e di valorizzare la cultura popolare regionale, fondò la rivista «Il Plaustro». L'esperienza ebbe vita breve e si concluse con il numero 49-50 del 31 dicembre 1914. Verso la fine del 1919 a Villa Sisa di Coccolia (Ravenna), casa di campagna di Antonio Beltramelli si concretizzò il progetto. Qui Spallicci propose allo scrittore forlivese ed al musicista lughese Francesco Balilla Pratella l'idea di fondare una nuova rivista d'illustrazione romagnola. Il primo numero uscì nel gennaio 1920. Il nome fu preso dalla piada romagnola (la piê), fatta d'acqua, sale e farina e cotta sul testo. «Niente dice più "Romagna" di questo pane nostro» affermò lo stesso Aldo Spallicci. Il programma della rivista fu enunciato in questi termini: ci si proponeva di «rivalutare il patrimonio artistico, artigianale e culturale della Romagna, per creare, attraverso quelle pagine, un punto di aggregazione e di dibattito sulla cultura romagnola contemporanea e sulle tradizioni, dalla musica alle arti figurative, all’artigianato». La «piada» fu scelta perché metafora della passione e dell'attività che animavano i fondatori della rivista: questi impastano farina, la cuociono sul testo nel focolare e sfornano il loro «pane». Allo stesso modo tutti i letterati, folcloristi, artisti e quanti si sentono attratti dal bisogno di recuperare e coltivare le forme espressive tradizionali del popolo romagnolo, sono «piadajoli» fino al 2018, sopravvivendo al suo fondatore per 45 anni. «La Piê» è stata un punto di riferimento della vita letteraria della Romagna. Nata come esperienza di carattere locale, la rivista ebbe ampia risonanza anche in ambito nazionale.