Details
Keyword
manoscritti, economia, religione prediche
Description
In 8° (cm 17,5 x 22), genuina legatura piena pergamena coeva, pp 272, vergate in nitida, minuscola grafia, parte in latino, parte in italiano, con mano uniforme assai leggibile, su carta forte e spessa dal forte acuto aroma di liquerizia. Uniformi lievi bruniture, timbretto al recto della prima carta, pallida gora all'angolo inferiore destro da p 87 al fondo. La carta 114 ha l'angolo destro esterno strappato per cn 4 x5, con perdita di minima parte di testo. Raccolta di 'Conciones', ovvero prediche per i vari momenti dell'anno liturgico, sia in latino che in italiano. I contenuti possono essere esegesi dei passi sacri delle Scritture relative alla festività in oggetto, oppure considerazioni morali attinenti a peccati e difetti umani e a situazioni sociali di particolare gravità. Molte concioni si chiudono piamente con la formula 'Laus Deo finis'. Le prediche sono suddivise in capitoli, con titolo: 'Concio habenda.' oppure: 'Prediche da farsi per.'; I toni delle prediche sono volenti contro i potenti che approfittano della loro posizione, e l'esortazione costante per essi è di 'appartarsi da i secolari negotij. per orare'; contro i gaudenti che passano i giorni 'consummandoli in giochi, solazzi, carnalità, lascivie, vanità del mondo, di Bacco e di Venere, che puzzano a Dio e ai Demoni infernali apportano allegrezza'. Otto pagine in particolare sono consacrate ad un tema che sta molto a cuore al predicatore, contro l'Usura; il sermone contiene accenti di grande violenza contro gli usurai, che peccano 'come meretrice fornicando': 'tutte l'arti et gli essercitij danno pur qualche guadagno ad altri, l'usuraio non dà mai guadagno al cuno salvo che a se stesso, è come la samsuga, anzi peggio, perchè colei tira il sangue tristo, costui succhia il migliore.'; con grande abilità retorica, il discorso è inframmezzato dalle interiezioni: 'Udite Mercanti. gentil'huomini. gentil'donne. cittadini' affinchè nessuna categoria sociale si ritenga, ipocritamente, indenne dal peccato d'usura, che 'macchia ogni cosa': usura è anche 'prestare à povero (il quale 'si sta bevendo lacrime. inghiotisce sospiri et tozzi di pan muffo' mentre l'usuraro sguazza beuendo ottimi et delicati vini') 'con patto che gli facciano tante opere alla vigna, prato, campo, overo altri servigij corporali, salvo il capitale.'. Avvincente panoramica sulla società dell'epoca, attraverso la virtuosa reprimenda di sermoni inneggianti alle virtù; a volte i peccati rappresentati sono così truci, che il concionatore sente il bisogno di fare una pausa rigenerante: 'Ma riposiamoci un poco, et vedremo il resto nella seconda parte'.