Details
Author
Carafa, Tommaso (Principe Van Den Eynden, Principe Di Belvedere)
Keyword
napoli vita quotidiana divertissement
State of preservation
Good
Description
In-4°, 298pp, 1 cnn, 4 incisioni in rame f.t. di Antonio Baldi su disegno di Tommaso Martini (allievi del Solimena, cfr. Benezit, I, 395-96 e VII, 225), ciascuna con ritratto dell’autore in vesti diverse. Legatura ottocentesca in mezza pelle, con titoli e fregi in oro sul dorso, e piatti rivestiti in carta decorata. Tagli spruzzati. Il testo è impreziosito da pregevoli capilettera incisi. Lievissime bruniture, ma bell’esemplare, con ampi margini, e carta pesanye. Alle pp 134-136 alcuni motti popolari napoletani sono chiosati da mano coeva con varianti sempre dialettali. Nell’ultima pagina compaiono 4 tra permessi di stampa ed imprimatur, ed una nota finale coeva a penna: ”Questa licenza, e queste soscrizioni non sono vere”.Curioso e faceto diario metereologico, gastronomico e di costume, pieno dinote e citazioni colte, di arguzie, di motti popolari: “Sai amico Lettore la verità del fatto, che il caldo è così terribile, che neppure posso seguitare le mie fatiche.”; “Non ci partiamo dal vino, Lettore mio cortese, e sappi, che io ne sono amico assai, vantando e decantando molto chi lo creò.”; “Ti voglio portare l’etimologia del mese di Febrajo, gli antichi Romani (.) pativan delle febbri come noi, e quei bestioni facevan de’ Sacrificj a i loro Numi.”A pag. 65 compare un nuovo frontespizio: Bilancio Overo Osservazioni De i giorni che piovono e non piovono. Per iscandaglio d’un Metereologico. Incominciato nella rottura de’ tempi del 1750 e 1751; presso la Biblioteca provinciale Scipione Giulio Capone di Avellino si documenta un testo con questo unico titolo, ad opera “del Signor Wanden Eynden”, stampato a Napoli, dal Severini nel 1753. Dalla prefazione dello stampatore alla nostra edizione si evince che dopo aver pubblicato “certi pochi mesi che avea fatti il Principe Wanden Eynden D. Ferdinando Caraffa” egli fu costretto, dal successo del pubblico e dall’insistenza degli amici, a continuare tale calendario, che dunque ha inizio il 26 luglio del 1750 e termina il 25 luglio dell’anno successivo. Dunque il volume sembra un’integrazione e completamento del precedente e parziale diario, scritto però sallo stampatore. Con una serie di rimandi interni, di conclusioni e di nuovi inizi, pare in realtà che l’autore si sia divertito a confondere le carte, a irretire il lettore, e a creare una sorta di curioso divertissement, a nascondere la propria identità e a camuffarla. Fonte di notizie minori e di nozioni popolari, il diario ci dà il sapore del vivere quotidiano; il nostro stralunato autore descrive di volta in volta il piatto del giorno, fino ad inserire una strampalata digressionuccia sui maccaroni.